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viernes, enero 31, 2025

Fai il Tour per sempre

Il Tour de France continua a scrivere il suo copione perfetto. Nella seconda settimana di gara l’emozione non scema. La vittoria di Pello Bilbao a Issoire, in quella che è stata la tappa più usurata finora della sua carriera, ha abbracciato l’intero team del Bahrain Victorious in lutto per il compagno di squadra scomparso al Giro di Svizzera, Gino Mäder. Al di là di numeri e statistiche, la sua vittoria, come quella di Ion Izagirre due giorni dopo, ha mostrato una classe che con gli anni non scompare, anzi si accentua. Pello, quell’uomo sempre discreto e pronto a qualsiasi ruolo serva nella sua squadra, leader o gregario che sia, è quinto nella classifica del Tour de France a 33 anni e merita di uscire dall’ombra e mettere in mostra il suo riconoscimento.* 100002*Maggiori informazioni Itinerario e tappe del Tour de France

Il Tour de France è quella corsa in cui la brutalità e la stanchezza sono inerenti alla sua epopea e al suo prestigio. «Il Tour non si arrende mai», ho imparato presto dall’ex ciclista Iván Gutiérrez nella mia prima copertura della gara nel 2012 dopo aver visto i ciclisti infortunati trascinarsi lungo le strade francesi su un percorso straziante verso Parigi. «È il Tour che ti abbandona», ha concluso il Cantabrico. La corsa, come la vita, va avanti e non aspetta nessuno. Non c’è tempo per leccarsi le ferite, mi ha detto il direttore dell’EF Education-Easy Post, Juanma Gárate, con un Richard Carapaz sfrattato dalla gara dopo una caduta a pochi chilometri dal primo traguardo di Bilbao. Pochi minuti dopo, un altro corridore del team, il nordamericano Nelson Powless, ha indossato la maglia a pois, altro traguardo importante per la squadra. Non puoi lamentarti in silenzio senza doverti rallegrare un minuto dopo. È la continua contraddizione in cui viviamo al Tour de France.

Penso al velocista Fabio Jakobsen, in modalità sopravvivenza dalla caduta nella quarta tappa fino all’abbandono dopo l’undicesima. Penso a Mark Cavendish, il miglior velocista della storia della corsa, in un idillio che dura da più di vent’anni e che si è concluso amaramente nella sua ricerca del record di 35 vittorie nell’ultimo Tour de France di la sua carriera… Il suo rapporto con la grande tournée francese, nonostante abbia avuto successo, è sempre stato difficile. E più ha voluto che fosse perfetta la sua storia d’amore, come nelle edizioni 2007 e 2014 iniziate nel Regno Unito o questa, quella con l’addio, più la corsa lo ha punito con cadute e abbandoni.

Il britannico ha scritto la sua storia nella vetrina più mediatica del ciclismo, affrontando momenti in cui le sconfitte hanno prevalso più delle vittorie; il suo temperamento, su ciò che dettavano le sue gambe. Stanco delle critiche in pieno successo, qualche anno fa mi confessò che nel 2014 si era concesso un margine di due stagioni per abbandonare il ciclismo. Fu poi il suo compagno di squadra nel team Omega Pharma – Quickstep, Tony Martin, a incoraggiarlo al primo rally dell’anno: “Faresti bene a perdere il Tour de France per un anno per renderti conto di quanto ti manca”. Sarebbe stato proprio quello che avrebbe abbandonato pochi mesi dopo ad Harrogate. “E sai una cosa?”, mi chiedeva, finendo il suo espresso. “Voglio correre il Tour per sempre”.

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